Le misure più restrittive colpiscono 4 milioni di pugliesi che risiedono nella zona arancione, caratterizzata da ‘uno scenario di elevata gravità e da un livello di rischio alto’ per il numero di contagi registrati, con pesanti effetti sulle attività produttive che trainano l’economia regionale E’ quanto emerge dalla prima analisi di Coldiretti Puglia sull’impatto economico e sociale delle misure decise dal nuovo DPCM nelle regioni arancioni, dove sono stati disposti restrizioni stringenti che colpiscono in Puglia 4,1 milioni di persone con effetti pesanti sul PIL regionale.
In Puglia si produce un PIL del valore di 69 miliardi di euro – aggiunge Coldiretti Puglia – con importanti segmenti economici che fanno da volano ad occupazione ed investimenti, dall’industria al commercio fino all’agricoltura che in queste aree rappresenta una realtà strategica del sistema produttivo. La spesa media mensile in Puglia è di 1.996 euro a famiglia – continua Coldiretti Puglia – mentre per la spesa alimentare i pugliesi spendono 453 euro a nucleo familiare per la tavola.
“La spesa alimentare è tornata indietro di dieci anni su valori del 2010 nonostante che in termini percentuali si sia verificato un aumento rispetto alle altre spese. I consumi alimentari dei pugliesi fanno segnare un calo del 10% nel 2020 per effetto del crollo del canale della ristorazione che non viene compensato dal leggero aumento della spesa domestica, mentre si sono ingenerate le speculazioni sui prezzi dei beni di prima necessità, che vanno fermate per difendere la capacità degli pugliesi di rifornire le dispense di casa con cibo e bevande e garantire un giusto compenso agli agricoltori”, dice Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.
In zona arancione sono sospese tutte le attività di ristorazione e, quindi, anche la somministrazione di pasti e bevande da parte degli agriturismi. E’ consentita - precisa la Coldiretti - solo la consegna a domicilio, nonché fino alle ore 22 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle vicinanze dei locali.
In complesso – sottolinea Coldiretti Puglia - quasi 20000 ristoranti, bar, mense e pizzerie e gli 875 agriturismi operanti in Puglia sviluppano un fatturato annuale di oltre 5 miliardi di euro che ora è praticamente azzerato, con i pesanti effetti che si trasferiscono direttamente – conclude Coldiretti Puglia - lungo tutta la filiera a causa del taglio delle forniture di alimenti e bevande colpendo le aziende agricole ed alimentari per le quali è necessario prevedere adeguati ristori.
Gli effetti della chiusura delle attività di ristorazione – conclude Prandini – si fanno sentire a cascata sull’intera filiera agroalimentare con disdette di ordini per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all’olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco.
Per effetto della chiusura della ristorazione è a rischio – denuncia Coldiretti Puglia - un sistema agroalimentare che in Puglia è assicurato dal lavoro di oltre 100mila aziende agricole e stalle, più di 5mila imprese di lavorazione alimentare e una capillare rete di distribuzione che nel 2020 a causa dell’emergenza Covid è sostenuta dalle consegne a domicilio e dall’asporto.
“Alle limitazioni alle attività di impresa devono corrispondere in tempi stretti i sostegni economici agli agriturismi e a tutte le imprese lungo la filiera per dare liquidità ad aziende che devono sopravvivere all’emergenza Covid, oltre al deciso taglio del costo del lavoro con l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali in agricoltura protratto alla fine dell’anno e ad interventi a fondo perduto per agriturismi e ristoranti”, conclude il presidente Muraglia.
IL LOCKDOWN DELL’ECONOMIA IN PUGLIA - ZONA ARANCIONE
POPOLAZIONE (milioni)
4,1
PIL (miliardi di euro)
69
SPESA MENSILE/FAMIGLIA (euro)
1.996
SPESA CIBO MESE FAMIGLIA (euro)
453
LOCALI RISTORAZIONE
19.688
AGRITURISMI
876
Fonte: elaborazione dati Coldiretti Puglia