Autore: Maria Giovanna Labruna 24 novembre 2025
Nei giorni che hanno preceduto l’Assemblea Nazionale dell’ANCI, Edoardo Raspelli è tornato su un tema che da anni porta avanti con convinzione: il modo corretto di indossare la fascia tricolore. Una questione che, per il giornalista e divulgatore, non è affatto un semplice dettaglio estetico, ma un atto di rispetto verso la storia nazionale e verso il ruolo istituzionale ricoperto dai sindaci. Raspelli – che nei suoi ricordi familiari intreccia il senso civico ereditato dal nonno, Tenente dei Carabinieri Reali, e l’impegno civile del padre Giuseppe – ha ribadito un principio semplice e, a suo avviso, innegabile: «Il Tricolore è verde, bianco e rosso. E così dev’essere anche sulla fascia dei sindaci, da sinistra a destra per chi guarda». Una regola confermata dalla storia e dall’iconografia, che dunque non dovrebbe essere ignorata. Eppure, osservava Raspelli nella sua lettera, la prassi è ben diversa: nella maggior parte delle cerimonie ufficiali, la fascia indossata dalla spalla destra mostra al pubblico prima il rosso, poi il bianco e infine il verde. «Una distorsione – commentava – che non si vede nelle fasce dei sindaci francesi, sempre correttamente bleu-blanc-rouge, e che dovrebbe farci riflettere». A colpirlo, in particolare, era stato quanto visto il 2 giugno: mentre al Colosseo il Tricolore appariva perfettamente disposto, a Piacenza Raspelli ha raccontato di aver visto esporre una grande bandiera capovolta, «con il rosso a sinistra, proprio nel giorno della Repubblica». Non mancano però gli esempi virtuosi. Alcuni sindaci – ricordava – hanno scelto nel tempo di correggere il modo di indossare la fascia. Tra loro, Gianni Montano (Olgiate Olona) e, in diverse occasioni, Piero Fassino e Felice Magnacca. A loro Raspelli ha rivolto un plauso, auspicando che la corretta esposizione diventi una prassi diffusa e non un’eccezione. Il giornalista ha ricordato anche un episodio del suo periodo come consigliere incaricato alla cultura del Comune di Bresso: nel gonfalone cittadino era comparso un “sole che ride” aggiunto per scherzo. Dopo ricerche d’archivio, fece ripristinare l’emblema autentico. «Se è stato possibile correggere quel sole, figuriamoci la fascia tricolore», ha osservato. Nel suo appello ai sindaci e all’ANCI, Raspelli non ha invocato nuove norme, ma consapevolezza e attenzione. E ha concluso richiamando una pagina del Cuore di Edmondo De Amicis – il celebre brano “Io amo l’Italia” – come monito e dichiarazione d’amore verso la patria: un invito a valorizzare i simboli che rappresentano la storia e l’identità del Paese. Il suo messaggio resta semplice e diretto: la fascia tricolore non è un accessorio, ma un simbolo. E indossarla correttamente significa onorare la comunità che si rappresenta.
Autore: Cristina Pavlyuk 23 novembre 2025
Oggi è un giorno speciale, un giorno che pesa nel cuore e profuma di futuro: sono esattamente venticinque anni da quando sono arrivata in Italia. Venticinque anni di vita nuova, di radici che si intrecciano alla terra che mi ha accolta, di sapori che hanno trovato casa nelle mie mani e nel mio cuore. E proprio oggi, come un segno che chiude un cerchio, il mio piatto approda sulla Gazzetta. Da ragazzina avevo due sogni semplici e immensi: ascoltare dal vivo un concerto di Ennio Morricone e fare in modo che la mia passione per la cucina potesse diventare esperienza, emozione, nutrimento per gli altri. Oggi quei sogni sono realtà. E allora lo dico con sincerità: credete, sognate, amate. La vita è unica e sorprendente. La mia pappardella ripiena : il coraggio di un formato difficile, la generosità di un abbraccio La ricetta che presento oggi è una delle più intime e rappresentative della mia cucina: la pappardella ripiena al nero di seppia, un formato complesso da domare ma capace di regalare una ricchezza che ripaga ogni cura. La sfoglia La base è una sfoglia sottile e setosa al nero di seppia, elegante, profonda, quasi scenografica. È il mio modo di unire il mare alle radici della pasta fresca, un dialogo che non smette mai di emozionarmi. Il ripieno Il cuore del piatto nasce da una ricotta freschissima, appena presa al caseificio e lasciata sgocciolare fino a diventare cremosa e compatta. La unisco a code di mazzancolle pulite con precisione, private del budello e tritate a coltello per mantenere quella piacevole matericità. Le salto rapidamente in padella con un olio d’oliva di alta qualità, un soffio leggero di scalogno e una sfumatura di un infuso alcolico di finocchietto selvatico e nepeta. Il tutto si chiude con una grattugiata appena accennata di limetta, un raggio di luce che attraversa il ripieno. La base: una crema che avvolge La pappardella cotta riposa su una crema di piselli morbida, vellutata, dal colore che richiama la primavera. È il contrasto che ammorbidisce, che accoglie, che lega. Il tocco finale Completo il piatto con code di mazzancolle saltate al burro, foglie fresche di nepeta del mio orto, una pioggia misurata di semi di papavero e fiori di iperico e nepeta. È un finale poetico, quasi botanico, che racconta il mio modo di cucinare: naturale, sensoriale, vivo. La mia cucina è un ponte Ogni piatto che creo è un ponte tra ciò che sono e ciò che sogno. In questa pappardella c’è il mare che mi ha formato, la terra che mi ha accolta, le mani che hanno imparato e quelle che non smettono mai di cercare. La mia mente e la mia creatività non hanno confini. Ringrazio Dio per questo dono che mi accompagna ogni giorno. Oggi festeggio venticinque anni in Italia con un piatto che è molto più di una ricetta: è il mio percorso, la mia gratitudine, la mia voce.
Autore: Maria Giovanna Labruna 20 novembre 2025
ROMA – Si è svolto lunedì 17 novembre, negli spazi storici di Palazzo Brancaccio, il Corporate Meeting della Federazione Italiana Cuochi, l’appuntamento annuale dedicato al confronto con le aziende partner e alla programmazione delle attività future. L’incontro, promosso da FIC Promotion, ha avuto come filo conduttore il tema “FIC & Partner: destinazione 2026”, sintesi del lavoro svolto finora e dei nuovi obiettivi del prossimo anno. Ad aprire i lavori è stato il presidente di FIC Promotion, Carlo Bresciani, affiancato dal CdA composto dal presidente nazionale FIC Rocco Cristiano Pozzulo, dal segretario generale Salvatore Bruno e dai consiglieri Roberto Lodovichi e Seby Sorbello. Bresciani ha ringraziato le aziende partner per il sostegno continuo alla Federazione, ribadendo il valore di una collaborazione non puramente commerciale ma orientata alla crescita professionale condivisa. Nel suo intervento, il presidente Pozzulo ha sottolineato come Federcuochi stia crescendo non solo nei numeri, ma soprattutto nella qualità delle iniziative e delle sinergie in atto: «A questo tavolo – ha evidenziato – siedono realtà prestigiose, spesso con una lunga storia, che rappresentano punti di riferimento nazionali e internazionali. Siamo orgogliosi che facciate parte del nostro percorso». Numerosi i dirigenti FIC presenti, insieme ai saluti portati in videocollegamento dal presidente onorario Enrico Crippa, dal presidente DSE Gian Carlo Cliceri e dalla responsabile Lady Chef Alessandra Baruzzi. Durante l’incontro sono intervenuti anche l’assessore alla Cultura della Regione Lazio Simona Baldassarre – che ha espresso fiducia per la candidatura della cucina italiana a Patrimonio Unesco – e i rappresentanti delle principali realtà istituzionali e associative. La prima parte dei lavori, moderata dal giornalista Antonio Iacona, è stata dedicata alla presentazione del calendario eventi 2026, con un approfondimento sui principali appuntamenti fieristici: HOST 2027, Cooking Quiz, Hospitality 2026, Beer & Food Attraction (con focus sui Campionati della Cucina Italiana e sulla selezione della International Catering Cup), Sirha Mediterranée, Bocuse d’Or – con la presentazione del nuovo candidato Matteo Terranova e del team italiano – Horeca Expoforum, Expocook Roma, Gustus 2026 e tutte le attività associative Federcuochi: Assemblea, Congresso nazionale, Global Chefs, Expogast, Festa nazionale del Cuoco, Settimana della Cucina Italiana nel Mondo. La seconda parte è stata riservata agli interventi delle aziende partner, suddivise per categoria: Partner Istituzionali: FIPE, UCI, CNA Main Partner: Unilever Food Solutions, Bragard, Conserve Italia, Barilla for Professional – Harrys, Electrolux Professional, Ballarini Professionale Food Service Partner: Cateringross Premium Partner: Lurisia Premium Beverages, Bugatti, Surgital, Oleificio Zucchi, Coltellerie Sanelli, Prodemar, Elle&Vire, Montosco Professional, Bonduelle Food Service, Zorzi, Cantine Riunite, Riso Grazia Official Partner: Tre Valli – Hoplà, Reflexx, Polar Seafood, Cast Alimenti Technical Partner: Kulinaryos Partner NIC: Orogel Partner Bocuse d’Or: La Stua de Michil, Meat Japan Partner Catering Cup: Remo Pasquini, Carlini Al termine della giornata, gli ospiti hanno potuto degustare un Business Lunch preparato dalla Nazionale Italiana Cuochi – Compartimento Eventi, guidata dal responsabile Chef Vito Amato, con il coordinamento del responsabile nazionale Eventi FIC Seby Sorbello. Un percorso gastronomico che ha valorizzato le materie prime delle aziende partner, con ricette contemporanee che guardano alla tradizione italiana. Un ringraziamento speciale è stato rivolto alla segreteria nazionale, guidata da Alessandro Laudadio, con Sabrina Trombino e Valeria Pizzutilo, e al team marketing di FIC Promotion, Vito Mastrosimini e Virginia Bellini. L’appuntamento per il prossimo Corporate Meeting è già fissato per il 2026, mentre la collaborazione con le aziende partner proseguirà fin dai prossimi giorni con le numerose attività in programma.
Autore: La Redazione 19 novembre 2025
Auletta, 21 anni, è già considerato un giovane talento nel mondo della pizza, capace di sorprendere per la sua maturità e professionalità, che spesso fanno apparire il suo percorso molto più avanzato rispetto alla sua età. Cresciuto nel locale di famiglia, Kevin ha scoperto fin da bambino la passione per l’arte della pizza, imparando il valore del lavoro, della dedizione e dell’amore per ciò che si fa. Nonostante la giovane età, Kevin dimostra una determinazione e una voglia di mettersi in gioco che vanno ben oltre i suoi 21 anni. La sua curiosità lo spinge costantemente ad aggiornarsi, a sperimentare nuove tecniche e sapori, e a migliorarsi ogni giorno, confermando una grande ambizione e un forte spirito di crescita. Il suo percorso professionale lo ha portato a vivere e lavorare in contesti internazionali, da Malta a Parigi, fino alla splendida Costa Cilentana. Ogni esperienza ha arricchito le sue competenze, ampliato la sua visione della cucina e rafforzato la sua creatività, rendendolo un pizzaiolo capace di coniugare tradizione e innovazione. Oltre alla pizza, Kevin coltiva una forte passione per i viaggi e per la moda, che riflettono la sua personalità eclettica e la voglia di esprimersi in modi diversi, con stile e autenticità. La famiglia resta il suo punto di riferimento più importante, fonte di affetti sinceri e supporto, che hanno contribuito a costruire il carattere determinato, curioso e creativo che lo distingue. Grazie alla sua esperienza, al talento e alla costante voglia di migliorarsi, Kevin Auletta si è affermato come Pizzaiolo Juniores DOC 2025 al prestigioso Campionato Mondiale Pizza DOC, confermando il suo ruolo emergente e la promessa di un futuro brillante nel panorama della gastronomia internazionale.
Autore: La Redazione 19 novembre 2025
La 71ª edizione della Guida Michelin per il 2026 ha appena svelato i suoi verdetti e, come ogni anno, non mancano le sorprese. Tra le novità più clamorose c’è la decisione di togliere la stella a Gianfranco Vissani, uno dei volti più noti della cucina italiana. Lo chef, visibilmente amareggiato, ha commentato con una punta di ironia: «E vabbè: ognuno prende le sue decisioni. Oltre a Vissani, diversi altri ristoranti di prestigio hanno subito lo stesso destino, perdendo il riconoscimento che per anni ha rappresentato un simbolo di eccellenza. La Guida Michelin, che da oltre un secolo premia la qualità, l’innovazione e la costanza dei ristoratori, conferma anche per questa edizione la sua capacità di influenzare profondamente il mondo gastronomico. La presentazione della guida, svoltasi oggi 19 novembre al Teatro Regio di Parma, ha visto emergere sia conferme importanti sia clamorose defezioni. Chef e ristoratori commentano tra orgoglio e delusione, mentre gli appassionati attendono di scoprire quali indirizzi saranno da segnare nella loro lista dei desideri gastronomici per il 2026. Tra chi perde la stella, oltre al celebre Vissani, figurano anche altri nomi storici della cucina italiana, dimostrando come la Michelin non faccia sconti nemmeno ai grandi del settore. Una scelta che, inevitabilmente, alimenta dibattiti e discussioni tra esperti e appassionati.
Autore: Gemma Caruso 19 novembre 2025
Il quartiere collinare del Vomero, a Napoli, si è nuovamente immerso in un’atmosfera densa di aromi caldi e avvolgenti. Dal 13 al 16 novembre Piazza degli Artisti ha ospitato la diciassettesima edizione di Chocoland – La Terra dei Golosi, confermandosi tra gli appuntamenti più attesi e rilevanti del Centro-Sud dedicati al cioccolato artigianale d’eccellenza. Una manifestazione che, più che una semplice fiera, rappresenta un vero rituale per appassionati, artigiani e famiglie. Il legame tra Napoli e il cacao affonda le sue radici nel XVI secolo, quando gli Spagnoli introdussero il prezioso ingrediente nella Penisola. A trasformarlo in arte furono però i Borbone, e in particolare la nota passione per i dolci del re Ferdinando IV. Fu nelle cucine reali e tra i pasticcieri di corte che il cioccolato divenne, da bevanda aristocratica, un elemento identitario della tradizione dolciaria partenopea. Un’eredità che ancora oggi vive nei profumi, nei sapori e nella cura artigianale che caratterizzano la kermesse organizzata da D2 Eventi, ormai marchio riconosciuto nel panorama enogastronomico nazionale. Per quattro giorni, la piazza si è trasformata in un vivace mosaico di botteghe e laboratori a cielo aperto. Le caratteristiche casette di legno hanno accolto maestri cioccolatieri provenienti da tutta Italia, offrendo un’ampia gamma di prodotti: dalle praline tradizionali alle sperimentazioni più audaci, fino alle creazioni artistiche in puro cacao. Tra le iniziative più apprezzate spicca il laboratorio dedicato ai più piccoli, “Art Attack: Fabbrica di Cioccolato”. Un progetto che ha permesso ai giovani visitatori di avvicinarsi all’artigianato attraverso attività di modellazione e decorazione, restituendo al cioccolato la sua natura di materia creativa oltre che gastronomica. La chiusura dell’edizione 2025 lascia un bilancio positivo in termini di partecipazione e interesse, confermando l’appeal di un evento ormai radicato nella vita culturale e commerciale del quartiere. Al momento non è stata ancora ufficializzata una nuova edizione, ma l’entusiasmo dei visitatori e il valore della manifestazione lasciano intravedere la possibilità di un futuro prosieguo. L’unica certezza è che l’aroma del cacao continuerà a restare nella memoria del Vomero ancora a lungo.
Autore: Chef Antonio Peluso 19 novembre 2025
Rubrica di Antonio Peluso Chef Scellato Quando penso al comfort food che più rappresenta la mia cucina, immagino sempre un risotto. È un piatto che mi permette di raccontare una storia, di unire territori, profumi e consistenze. Oggi voglio portarvi con me in un viaggio che parte dalla tradizione veneta, attraversa il mare e arriva dritto alla mia idea di cucina contemporanea: il risotto con baccalà, provola affumicata e radicchio tardivo. Questo piatto nasce dal desiderio di accostare sapori decisi ma armoniosi. Il baccalà, con la sua sapidità gentile, incontra la nota leggermente amarognola del radicchio tardivo, un prodotto che amo per la sua eleganza. A legare tutto è la provola affumicata, che aggiunge rotondità e profondità grazie al suo profumo persistente. Ne deriva un risotto cremoso, materico, che avvolge il palato senza appesantire. Ingredienti per 4 persone • 400 g di baccalà già spinato e dissalato • 360 g di riso Carnaroli • 100 g di provola affumicata • 2 radicchi tardivi • 40 g di Parmigiano Reggiano grattugiato • 1 cipolla • Olio EVO q.b. • Burro q.b. • Brodo vegetale q.b. • Sale q.b. • Pepe q.b. Difficoltà: 🍤 Tempo: 🕒 1h Procedimento Inizio sempre stufando dolcemente una cipolla in casseruola con un filo di buon olio extravergine: la base profumata che accoglierà il resto degli ingredienti. Quando la cipolla è trasparente, aggiungo il baccalà tagliato a dadini e il radicchio a striscioline, lasciandoli insaporire lentamente. Copro con brodo vegetale e lascio cuocere a fuoco basso per circa 30 minuti; è il tempo necessario perché il baccalà si ammorbidisca e il radicchio rilasci il suo colore e il suo carattere. In una casseruola a parte, tosto il riso Carnaroli con una noce di burro: un passaggio imprescindibile per ottenere un chicco integro e una cottura perfetta. Unisco poi la mia salsa di baccalà e radicchio, continuando la cottura con l’aggiunta graduale di brodo caldo. Quando il riso è al punto giusto, arriva il momento che preferisco: la mantecatura. Aggiungo provola affumicata, Parmigiano Reggiano e un ultimo tocco di burro. Il risotto diventa lucido, cremoso, avvolgente. Per completare il piatto, decoro con radicchio tagliato alla julienne, che dona freschezza e un contrasto cromatico elegante. Questo è un risotto che parla di me, della mia cucina e della mia idea di gusto: tradizione, identità e creatività, fusi in un piatto che amo prepararvi e raccontarvi. Buon viaggio tra i miei sapori. — Chef Antonio Peluso
Autore: La redazione 18 novembre 2025
È firmata dallo Chef Rocco Gerundino, vincitore del prestigioso Premio La Mia Raviola, la ricetta che sta incantando il mondo della nuova cucina mediterranea contemporanea. Una raviola elegante, eterea, completamente gluten free, pensata per il benessere senza rinunciare alla creatività. Il risultato è un piatto scenografico, armonioso nei colori, sorprendente nei sapori: la Raviola Mandorle, Pesce Spada e Patata Viola. Ingredienti Per la pasta: • 500 g di amido di mais • 300 g di farina di mandorle De.Co di Amendolara • 200 g di fiocchi di patate disidratate • 5 uova intere (50 g l’una) • 30 g di acqua tiepida • Sale q.b. • 100 g di rapa rossa disidratata (in polvere) Per la farcia: • 500 g di pesce spada • 1 cipolla rossa di Tropea • 2 patate viola • Olio extravergine d’oliva • Brodo di pesce q.b. • Scorza di 1 limone • 20 g di finocchietto Per il pesto viola: • 200 g di cavolo viola • 2 patate viola • Brodo di pesce • 200 g di mandorle • Olio extravergine d’oliva Decorazione: • Foglioline di menta fresca • Cialde di corallo al basilico • Scaglie di mandorle Procedimento 1. Preparazione della pasta In planetaria unire: • amido di mais, • farina di mandorle, • fiocchi di patate disidratati • sale q.b. Lasciare amalgamare le farine, quindi aggiungere le uova e infine i 30 g di acqua tiepida, fino a ottenere un impasto morbido, omogeneo e compatto. Dividere la pasta in due panetti: • uno rimarrà chiaro, • nell’altro incorporare la polvere di rapa rossa fino a ottenere un viola intenso. Riposo: 30 minuti coperti da pellicola. 2. Preparazione della farcia In una pentola soffriggere in olio evo la cipolla di Tropea tritata finemente. Aggiungere il pesce spada a cubetti, far rosolare e unire: • scorza di limone grattugiata, • brodo di pesce, • 2 patate viola a pezzi. Cuocere finché le patate risultano morbide. Lasciare intiepidire e frullare con mixer a immersione fino a ottenere una crema compatta e asciutta. 3. Preparazione del pesto viola Cuocere nel brodo di pesce le patate viola e il cavolo viola. Una volta morbidi, frullare con: • mandorle, • olio evo. Passare la salsa al colino fine per ottenere un pesto setoso, lucido ed elegante. 4. Stesura e formatura dei ravioli Stendere i due impasti (chiaro e viola) con il mattarello fino a ottenere una sfoglia di 1,5 mm. Coppare dei dischi, spennellarli con uovo e farcirli con la crema di pesce spada utilizzando una sac à poche. Chiudere a mezzaluna e unire le estremità creando una forma ispirata al cappelletto. 5. Impiattamento In un piatto moderno stendere il pesto viola formando una mezza luna. Saltare i ravioli in un filo d’olio evo e disporli alternando i colori, uno dopo l’altro, per un colpo d’occhio raffinato. Decorare con: • scaglie di mandorle, • foglioline di menta fresca, • cialde di corallo al basilico. Il piatto secondo lo Chef Questa raviola è pensata per una ristorazione contemporanea, rispettosa delle nuove esigenze alimentari: senza glutine, senza lattosio, leggera e altamente digeribile. Un omaggio ai colori del Mediterraneo, alla biodiversità calabrese e alla creatività che rende la cucina un’arte.
Autore: Chef Gregori Nalon Cooking Strategist 17 novembre 2025
Nel cuore pulsante del mercato ittico di Chioggia, dove l’alba accende profumi di mare autentico e i banchi traboccano di prodotti “nostrani” dell’Adriatico, nasce questa ricetta firmata dallo Chef Gregori Nalon. Un piatto che celebra la freschezza assoluta di mazzancolle, canocchie e cannolicchi vivi, trasformando la semplicità del pescato locale in un’espressione gastronomica raffinata, intensa e profondamente legata al territorio. Una calamarata che racconta il mare con rispetto, delicatezza e gusto, rendendo omaggio a quella tradizione veneta fatta di materia prima eccellente e tecnica pulita. La ricetta prende forma in un sabato qualunque, durante una visita al mercato del pesce di Chioggia. L’etichetta “nostrano — prodotto pescato nel Mar Adriatico, zona FAO 37.2.1” ha guidato la scelta degli ingredienti: mazzancolle, canocchie e cannolicchi vivi, nel pieno del loro profumo e della loro freschezza. Da questa selezione accurata non poteva che nascere un piatto saporito, gustoso e al tempo stesso delicato, espressione autentica del nostro mare. Ingredienti per 4 person e 400 g pasta calamarata Valdoro 12 canocchie 12 mazzancolle 12 cannolicchi 100 g polpa di pomodoro fine 60 g olio extravergine di oliva 50 g vino bianco 20 g brandy 20 g mix di erbe fresche tritate 10 g prezzemolo 6 g basilico 2 g timo limoncino 2 g menta fresca 20 g aglio fresco 6 g peperoncino fresco Sale e pepe macinato al momento 2 g buccia di limone non trattato (solo parte gialla) Facoltativo: pecorino grattugiato per la mantecatura finale Procedimento 1. Pulizia Lavare, mondare e pulire con cura mazzancolle, canocchie e cannolicchi, mantenendo intatta la loro freschezza naturale. 2. Base aromatica In una padella capiente unire l’olio, l’aglio fresco schiacciato (da rimuovere successivamente), il peperoncino a rondelle e 100 g di acqua. Scaldare a fuoco dolce: inizialmente l’acqua porterà a una lieve bollitura, poi l’aglio inizierà a rosolare conferendo il suo aroma. 3. Crostacei e molluschi Alzare la fiamma e aggiungere mazzancolle, canocchie e cannolicchi. Flambare con brandy e sfumare con vino bianco. Rimuovere i cannolicchi dal guscio e tenere da parte tutti gli elementi scottati. 4. Il sugo Unire la polpa di pomodoro alla padella e cuocere per alcuni minuti. Regolare di sale e pepe. 5. La pasta Cuocere la calamarata in acqua salata e scolarla quando è a ¾ di cottura. Trasferirla nella padella con il sugo e proseguire la cottura a fiamma viva per ottenere una perfetta amalgama. 6. Finitura Aggiungere il mix di erbe fresche, la buccia di limone e infine mazzancolle, canocchie e cannolicchi. Mantecare con delicatezza (eventualmente con un velo di pecorino). E,,,, Buon Appetito!
Autore: Jessica Sorrentino 17 novembre 2025
NAPOLI — Con il suono della forbice e sotto i riflettori della Mostra d’Oltremare, è stata inaugurata l’undicesima edizione di Gustus, il salone professionale dedicato all’agroalimentare, all’enogastronomia e alla tecnologia. Dal 16 al 18 novembre, la fiera si conferma come un momento di grande rilevanza per il Centro‑Sud Italia, portando in scena le eccellenze del Mediterraneo. Promossa da Progecta S.r.l., Gustus 2025 si svolge nei padiglioni 2, 3 e 3B della Mostra d’Oltremare. L’evento è riservato esclusivamente a operatori di settore e punta forte su un’anima business-to-business. Uno dei pilastri di questa edizione è l’internazionalizzazione: sono attese più di 13 delegazioni di buyer selezionate da ICE / I.T.A., provenienti da Paesi quali Svizzera, Germania, Polonia, Turchia, Grecia, Regno Unito, Tunisia, Bulgaria e altri. Questa rete di relazioni internazionali rende Gustus non solo una vetrina per le aziende locali, ma anche un ponte verso i mercati esteri. La Regione Campania è fortemente presente, con un’area dedicata alla filiera ittica. Nel programma: show cooking con chef stellati, degustazioni di prodotti ittici campani e talk su sostenibilità e valorizzazione delle risorse marine, in collegamento con il Programma FEAMPA 2021‑2027. Tra gli “ospiti fissi” di Gustus non mancano le federazioni di settore: la Federazione Internazionale Pasticceria, Gelateria e Cioccolateria (FIPGC) torna con la finale del concorso “The Best Panettone of the World”, nelle sue categorie classico, innovativo, salato e decorato. La Federazione Italiana Cuochi (FIC), così come la Federcarni Campania, saranno protagoniste di corsi, dimostrazioni di taglio, cucina, techniques di frollatura e altro ancora, offrendo una full immersion per cuochi, macellai e operatori dell’ospitalità. Non è solo una fiera, ma un vero e proprio catalizzatore di networking: grazie al “Meet & Match” organizzato da ICE, le aziende espongono i propri prodotti direttamente a buyer internazionali, creando opportunità concrete di export e crescita. Secondo il report ufficiale dell’edizione precedente (2024), la fiera ha visto la partecipazione di 13.300 operatori professionali, 198 espositori, e oltre 4.000 chef coinvolti in showcooking e corsi. Le prospettive per questa edizione sono alte e gli organizzatori puntano a superare questi numeri, consolidando Gustus come punto di riferimento del Mediterraneo. Giuliana Gargano , exhibition manager di Gustus, ha dichiarato: «Vogliamo consolidare sempre di più Gustus come piattaforma dove le aziende trovano non solo visibilità, ma relazioni reali con ristoratori, catene alberghiere e buyer internazionali». (parafrasi basata su interviste passate) L’11ᵃ edizione di Gustus è molto di più di una fiera: è un hub dell’innovazione agroalimentare, un ponte tra Sud Italia e mercati internazionali, e un palcoscenico per chef e imprese che vogliono crescere in un contesto globale. Con la forte partecipazione istituzionale e l’attenzione alle filiere tradizionali come quella ittica, Gustus 2025 si conferma un evento strategico per lo sviluppo sostenibile e competitivo dell’agroindustria mediterranea.
Autore: Maria Giovanna Labruna 17 novembre 2025
Chef abruzzese dell’entroterra teatino, Antonella D’Alfonso porta con sé una storia personale e professionale che affonda le radici nella cultura contadina e nella profonda devozione per la terra. Sin da bambina, nella sua famiglia abituata a “fare tutti la propria parte”, le veniva affidato con naturalezza – e grande gioia – il compito della cucina. È lì, tra i prodotti genuini coltivati in casa, che nasce la sua identità di “piccola cuoca”, una passione che non l’ha mai abbandonata e che è diventata il filo conduttore della sua vita. La filosofia culinaria di Antonella prende forma e si rafforza durante gli studi presso l’istituto alberghiero ad indirizzo enogastronomico, dove il contatto con la cucina professionale alimenta e struttura il suo talento naturale. A soli 18 anni entra nel mondo della ristorazione, inaugurando una carriera che oggi supera i 45 anni e che l’ha portata a lavorare in ogni settore del comparto: dalle piccole realtà familiari alle grandi strutture, fino alla gestione in proprio. Spinta da un’instancabile creatività e da un profondo desiderio di divulgazione gastronomica, fonda l’Associazione Culturale Percorsi Gastronomici, con la quale ottiene grande successo nella realizzazione di eventi, catering, progetti di cake design e attività didattiche di alta formazione culinaria. Il suo impegno instancabile e la qualità del suo lavoro vengono riconosciuti ufficialmente nel dicembre 2019 quando, presso la Camera dei deputati a Roma, riceve dalla Federazione Italiana Cuochi l’onorificenza del Collegium Cocorum, uno dei più prestigiosi riconoscimenti alla carriera. Oggi Antonella D’Alfonso è Executive Chef in un hotel a cinque stelle, ruolo che ricopre con la stessa passione con cui da bambina curava i piatti della sua famiglia. La sua cucina rimane saldamente ancorata alla tradizione regionale abruzzese, interpretata come punto di partenza e mai come limite: un patrimonio identitario da rispettare, innovare, e raccontare attraverso nuove armonie di gusto. Il suo stile? Una continua ricerca di prodotti locali d’eccellenza, selezionati con pazienza e dedizione, unita a una creatività che sa osare sempre con misura. Ne è esempio il suo celebre Arrosticino 2.0: un’interpretazione moderna di un grande classico abruzzese, preparato con agnello biologico locale marinato in erbe spontanee di montagna, cotto a bassa temperatura e servito con una riduzione di Montepulciano d’Abruzzo e tartufo nero. Un piatto che, nelle sue parole, “racconta una storia millenaria con un linguaggio contemporaneo”. Antonella D’Alfonso si riconosce pienamente in quel movimento culturale che valorizza la cucina regionale come radice e trampolino verso nuovi orizzonti gastronomici. Con orgoglio, determinazione e una sensibilità unica, continua a costruire un percorso che celebra l’Abruzzo e il suo immenso patrimonio culinario, portando sulla tavola non solo sapori, ma identità, memoria e visione.
Autore: Maria Giovanna Labruna 16 novembre 2025
La cucina mediterranea incontra l’innovazione: La Gazzetta del Food inaugura la rubrica “Mediterraneo Contemporaneo”, firmata dallo chef napoletano Salvatore Bocchetti, interprete di una gastronomia che sa raccontare storie attraverso sapori autentici e creatività. Originario di Napoli, Bocchetti porta con sé l’esperienza maturata tra hotel di lusso a Milano e Napoli e tra le splendide location della costiera sorrentina, dove ha saputo trasformare ogni piatto in un racconto di tradizione e innovazione. Alla guida della brigata della Tenuta Re Ferdinando, ha reinterpretato la cucina mediterranea con uno sguardo contemporaneo, rendendo ogni menu un’esperienza sensoriale memorabile. Ma la sua influenza va oltre i fornelli. Come consulente culinario, Bocchetti collabora con 42 ristoranti in Europa e nel mondo, portando la sua visione distintiva e il tocco raffinato che lo contraddistingue. Nella rubrica, i lettori avranno accesso a storie, ricette esclusive e i segreti della cucina d’eccellenza, entrando in contatto con il dietro le quinte di una gastronomia che unisce passione, tecnica e creatività. Non solo alta cucina: Bocchetti è anche impegnato in iniziative di solidarietà, dimostrando come la buona cucina possa essere un veicolo di bellezza e responsabilità sociale. Con oltre 11 milioni di lettori all’anno, La Gazzetta del Food invita tutti a seguire questo nuovo percorso culinario, dove la tradizione mediterranea si fonde con la modernità, e ogni piatto diventa un viaggio nel gusto, nell’emozione e nell’arte della tavola.
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